Il Pensiero del mondo è stato rapito, nastro registrato degno di un dettato. Si saluta col gomito, proprio come il sei misurava in tempi egizi, si contava il gregge con sassolini, alte piramidi schiacciavano il peso umano col mezzo pane. Tempi andati sono tornati, il terrore regna tra la confusione del nulla. Vanità riveste guerrieri che sfiderebbero la sorte, per un plauso di gloria. Passeggio, osservo, mi siedo, mi alzo e rincontro. Salgo le scale appena tornato a casa, all’angolo un caro amico, fuoco esce dal petto, quando penso alla scarsezza d’intelletto. Schiavitù del palco senza stivali, preferisco la spiaggia a piedi scalzi. Connessioni, frutti dolci e amari, occhi osservano. Pioviggina qualche goccia, uccellini canticchiano, l’euforia sembra essersi alzata davvero in alto, da non reggere questa superficie che regna soave e indiscussa. Vento, ora lo sento, campanelle suonano, portone sbatte, due passi, ascensore sale, piacere parlare con i gradini, scandire silenziose preghiere. Anche il povero è disonesto, confido nelle stelle.
trust the stars
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