LA REPUBBLICA
MARTEDI 24 LUGLIO 2007 (Pag. lX)
Di Accursio Soldano
QUELLE TELE DA CALPESTARE.
È stato sessantotto giorni a New York, stendendo le tele bianche nelle vie più affollate della città e guardando la gente che ci passava sopra. Perché Claudio Arezzo di Trifiletti, pittore Catanese, un corpo in movimento contiene vita la testimonianza la si ottiene guardando le tracce dei suoi movimenti, le sue impronte. Per più di due mesi è andato in giro nella Grande Mela con le sue tele bianche e una spilla attaccata alla giacca con su scritto (feeling is believing). Stesi sui marciapiedi della 34ma strada, a Park Avenue, a Wall Street, l’artista siciliano ha raccolto le impronte dei passanti e poi, la sera, dopo averle intelaiate, cominciava a dipingerle. “Su quelle lenzuola di tela — dice Claudio Arezzo — sono salite milioni di persone con i loro piedi, con le loro storie e le loro energie lasciando un segno.
Impronte che testimoniano l’esistenza di ogni singolo essere sulla terra. Ed è difficile trovare delle persone con natura non buona, perché tutti siamo portati per il bene, e quando questo non si capisce, si vede la sofferenza negli occhi”. E l’Imprints di Claudio Arezzo di Trifiletti vuol essere non solo un innovazione artistica, ma anche uno strumento di pace. Perché, in verità, si può parlare di vera e propria rivoluzione nel campo della pittura. Nessuno infatti, sino ad oggi, nella storia dell’arte contemporanea, aveva pensato di “lavorare” con l’energia della gente. “Con questo progetto — dice l’artista — voglio testimoniare l’uguaglianza di tutte le persone che calpestano la tela. Una tela che rappresenta il mondo”. Presentate per la prima volta a New York, ad aprile, le venti tele di Claudio Arezzo saranno esposte dal 27 luglio al 29 agosto nelle sale del castello normanno di Acicastello. Poi, subito dopo l’inaugurazione l’artista catanese partirà alla volta di Berlino, per continuare la sua raccolta di energie vitale e per continuare a testimoniare che nel mondo, ogni persone lascia una traccia.
Partirà con le sue tele bianche di un metro e mezzo per due, mentre il lavoro attuale, le impronte raccolte in America, andranno in giro per il mondo con esposizione a New York, Berlino, Londra e Barcellona. Tutte le belle idee della storia della pittura contemporanea mondiale, – continua Arezzo — arrivano dal cielo. So che è strano parlare di queste cose al giorno d’oggi, ma credo che sia proprio così. L’imprints di Claudio Arezzo di Trifiletti, oltre a conquistare le gallerie d’arte di tutto il mondo, è già oggetto di ben tre tesi di laurea.
Catania 24/12/2010 0re 13.30: Sono partito il 25/11/ 2010 sono rientrato il 20/12/2010, il percorso è durato 25 giorni.
Questo progetto mi sta portando in giro per le strade, passo inosservato. Quando stendo il telo, le persone mi sorridono, ci passano sopra, a volte rifletto sulla bellezza del genere umano, e comprendo quanto il Padre ci voglia bene. Vedo in tutti, nonostante la trasformazione fisica, sempre il bambino presente : l’uomo non ha colpe, se non quelle di essere gestito. In fondo a qualsiasi cuore c’è del bene, non importa l’azione che svolge o la convinzione con la quale la svolge, perché la Verità è che siamo tutti Anime Pacifiche che non sanno di esserlo, e per paura di essere derubati di qualsiasi attaccamento a volte ci mostriamo offensivi, istintivi facendoci dimenticare che l’istinto con più spazio disponibile dentro di noi è l’Amore, perché l’Amore è Vita. Imprints 2010 comprende sei tappe in 25 giorni, Roma capitale occidentale: “Tutto parte da Roma e tutto ritorna a Roma”.
Partendo da Roma, arrivati ad Abu Dhabi, si sbarca in una nuova civiltà, radicata in Sicilia per occupazioni passate, la ritrovo nel mio animo, mi colpisce già all’aeroporto, pulita, splendida, in continuo movimento. La mia stanza è la n. 821 dell’ottavo piano di un’insolito albergo mediamente lussuoso. Cairo: appena arrivato, l’aria si percepisce più combattuta, i taxi combattono per poche monete, alloggio dentro il cuore della casbah, sopra la mia stanza c’è una piccionaia, ottimo mezzo di trasmissione. Il periodo è azzeccato: è il Ramadan, canti e preghiere musulmane invadono lo spazio, il popolo è molto devoto, ispirato fin dalla nascita, molto rispetto tra simili in Allah. Appena arrivato ho sentito il mio spirito indebolirsi, ho avvertito ripetutamente una visione, mi sono messo in guardia provando paura. La visione anche ripetutamente sognata: entravo in un recinto con dentro maiali, all’interno di esso c’era un’altro recinto, da dove usciva, arrampicandosi da un lato, un porcellino d’India. Io ero lì, vedevo, sentivo, e agivo, i miei piedi erano umidi, sporchi di fango, ero totalmente assorbito dallo spazio del sogno. Dal primo istante che il piccolo venisse afferrato dalla bocca di un grosso maiale, fino alla fine della masticazione, sentivo i suoi strilli, era stato totalmente ingoiato, e ancora prima li sentivo quando gli sfiorava le cosce con l’estremità dei denti per afferrarlo meglio, per strapparlo dal suo recinto. Questo non è stato l’unico sogno, ne avevo vissuti anche di più intimi e riservati, ma in quel momento stesi fermo, non agii, ero neutrale, quello era il corso della vita, non dovevo agire, questo sentivo, e questo feci, lasciai divorare il porcellino straziato mentre il suo corpo si lacerava, e mi svegliai, con una grande ansia e con un grande insegnamento. L’insegnamento era quello del libero arbitrio: se mi sarei messo nei guai, anche l’Angelo più coraggioso, si sarebbe messo da parte, dispiacendosi, come io per il porcellino, ma non agendo, perché era mia la scelta di uscire da quel recinto. Credo profondamente che in questo pianeta hanno creato molti recinti per quante sono le stelle. Credo che solo lo Spirito vibra nella Potenza Del Creatore, Architetto di tutto nel Tempo, credo che spiegare l’Onniscienza non sia possibile se non con la Connessione a Colui che tutto vede e tutto sa’, credo che che ognuno è ciò che vuol essere, o riesce a trovare la forza di essere, credo che l’Amore sia la più grossa forza d’Essere, e credo che tutto abbia un senso, che il prossimo anno, visto che questo Natale ci prepareremo a festeggiare un nuovo anno, e il prossimo sarà il dodicesimo anno dei duemila che ci hanno preceduto dalla venuta del Santo Natale. Siamo tutti figli dello stesso Dio.
SIAMO ATTIMI DI UNO SPAZIO INFINITO
Ho sempre viaggiato, ho sempre fotografato, ho sempre ricordato,
perché tutto ciò che ho vissuto mi è stato donato.
Vivo per raccontare la mia vita, trascorro momenti con coloro che raccontano col solo sguardo storie e sgomenti, mi faccio forza trovando nei più deboli le parole del saggio, mi nutro delle loro esperienze, le faccio mie. Lotto di continuo attraverso l’amore, io non parlo altra lingua che l’italiano, quando sono all’estero comunico col cuore, io non apro bocca, solo attraverso il cuore ho la fiducia della gente che mi dona il suo sguardo.
Ogni volta che sono stato tra gli uomini sono tornato meno uomo. “Seneca”